L’articolo in breve
- L’AI Generativa sta crescendo rapidamente, rappresentando il 43% del mercato dell’intelligenza artificiale in Italia, ma l’adozione tra le PMI è ancora limitata.
- Le PMI affrontano barriere tecnologiche, economiche e organizzative, che rallentano l’integrazione dell’AI rispetto alle grandi imprese.
- Esistono rischi legati alla disinformazione, tra cui aspettative irrealistiche, utilizzi impropri e mancanza di supervisione, che possono portare a decisioni sbagliate.
- Le PMI possono trarre vantaggio dall’AI purché venga adottato un approccio consapevole e supervisionato.
Indice degli argomenti
Il mercato dell’AI in Italia: a che punto siamo
Negli ultimi anni, il settore dell’intelligenza artificiale (AI) in Italia ha registrato una crescita significativa, raggiungendo un valore di 1,2 miliardi di euro nel 2024, con un incremento del 58% rispetto all’anno precedente (Osservatorio Artificial Intelligence della POLIMI School of Management).
Una parte considerevole di questa espansione è attribuibile all’AI Generativa (GenAI), che rappresenta il 43% del mercato e si basa principalmente su due tipi di algoritmi: i modelli di linguaggio di grandi dimensioni (LLM) per la generazione testuale e gli algoritmi per la creazione di immagini.
Tuttavia, se le grandi imprese hanno già abbracciato l’AI con progetti articolati, le piccole e medie imprese (PMI) sono ancora in una fase iniziale.
I dati parlano chiaro: il 59% delle grandi aziende ha avviato progetti di AI, mentre nelle PMI la percentuale è molto più bassa, nonostante più della metà di queste dimostri interesse per la tematica.
In particolare, vediamo che solo il 7% delle piccole e il 15% delle medie imprese hanno avviato progetti legati all’intelligenza artificiale.
Perché le PMI adottano l’AI più lentamente delle grandi aziende?
Solo l’8% delle PMI italiane ha adottato strumenti di Generative AI disponibili sul mercato tramite licenze. Queste aziende sono in gran parte quelle già attive nel settore dell’AI, mentre una piccola percentuale è composta da imprese che stanno iniziando a sperimentare la tecnologia con investimenti molto limitati.
Ma quali sono i motivi del divario di applicazione tra grandi aziende e PMI?
Noi ne abbiamo individuati tre:
1. Maturità tecnologica
Le grandi imprese riescono ad accumulare più velocemente esperienza nell’uso dell’AI grazie al maggior numero di risorse rispetto alla PMI, che stanno iniziando solo ora ad esplorarne le potenzialità.
2. Complessità dei progetti
Le iniziative delle grandi aziende non si limitano all’uso dell’intelligenza artificiale, ma spesso integrano diverse tecnologie, rendendo i progetti più articolati. Questa complessità richiede competenze altamente specializzate, difficili da reperire nelle PMI. A differenza delle grandi imprese, che dispongono di team manageriali con esperienze specifiche, le PMI devono fare affidamento su una managerialità più versatile, ma spesso meno focalizzata su competenze specialistiche.
3. Limitazioni economiche e decisionali
Le PMI sono molto più sensibili alla leva del prezzo. Ad esempio, una grande azienda può permettersi di pagare una consulenza strategica da centinaia di migliaia di euro, mentre una PMI deve spesso affidarsi a soluzioni più accessibili, a volte con il rischio di scegliere strumenti inadeguati.
Falsi miti sull’AI: il rischio della disinformazione
Le PMI oggi sono esposte a narrazioni fuorvianti sui risultati ottenibili dall’utilizzo dell’AI. Questo è dovuto dal fatto che in alcuni casi la comunicazione ha creato un clima di eccessivo entusiasmo, alimentando aspettative irrealistiche o, al contrario, diffondendo timori ingiustificati.
Uno dei miti più diffusi riguarda le capacità diagnostiche di ChatGPT e di altri modelli di linguaggio, che vengono presentati come superiori ai medici nella diagnosi di malattie. In realtà, questi strumenti non hanno capacità cliniche e non possono sostituire un professionista, ma soltanto supportarlo nella decisione.
Un altro esempio di utilizzo sbagliato dell’AI lo troviamo in alcuni tribunali americani dove, alcune corti, stanno sperimentando la scrittura automatizzata delle sentenze, testando un approccio che solleva interrogativi sulla giustizia e l’equità dei processi decisionali. Collegato a questo, abbiamo già visto diversi mesi fa, una conseguenza dell’utilizzo smodato della GenAI nel reparto customer care della compagnia aerea Air Canada che, dopo essere arrivata in tribunale, ha dovuto risarcire clienti sulla base di informazioni errate fornite da un chatbot non supervisionato.
Ma ancora più allarmante è l’impiego dell’AI in ambito terapeutico, dove alcuni chatbot sono stati suggeriti come supporto per pazienti con disturbi psicologici, con esiti drammatici. Questo dimostra quanto sia pericoloso affidare a sistemi privi di empatia e di capacità decisionali autonome compiti che richiedono responsabilità umana.
Come adottare l’AI nelle PMI?
Nonostante si debbano considerare fin da subito i rischi dell’utilizzo dell’AI, esistono numerosi gli scenari in cui la GenAI può fornire valore concreto alle PMI.
Vediamone qualcuno:
- L’AI può aiutare a leggere e organizzare testi complessi, migliorando i processi decisionali, supportando dunque l’analisi e la gestione di grandi quantità di dati.
- Le PMI possono automatizzare delle attività ripetitive utilizzando LLM per strutturare informazioni, generare riassunti o supportare attività di customer care e ciò può ridurre i tempi operativi delle aziende.
- L’AI può essere utilizzata per analizzare grandi volumi di dati sui clienti, aiutando le aziende a individuare i segmenti più interessanti, prevedere i comportamenti d’acquisto e ottimizzare le strategie di marketing.
Possiamo quindi affermare che per poter distinguere un utilizzo sicuro dell’AI da uno rischioso, le PMI potrebbero seguire semplicemente due raccomandazioni:
- Non affidarsi all’AI per opinioni o informazioni interne, in quanto i modelli generativi possono produrre contenuti non verificabili.
- Non far prendere all’AI decisioni critiche in autonomia e far supervisionare da un essere umano tutti i contenuti generati, prima di utilizzarli in contesti aziendali.
Come ogni strumento, il valore della GenAI dipende dal suo utilizzo. Le PMI possono trarne vantaggio, a patto di adottare un approccio consapevole e di non lasciarsi ingannare da promesse eccessive o fuorvianti. La chiave è sempre la supervisione umana poiché l’AI può supportare le decisioni, ma non sostituirle.
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